• Nascita: seconda metà dell’VIII secolo
  • Morte: primi decenni del IX secolo
  • Dogado: n. 1/9, anni 804-810
  • Autore: Domenico Robusti detto Domenico Tintoretto (1560-1635)
  • Ritratto in coppia con: Angelo Partecipazio

Fratris ob invidiam rex Pipinus in rivoaltum / venit,

defendi patriam sibi gratificatus.

Per l’odio di mio fratello, re Pipino mosse verso Rialto. Io difesi la patria, dando a lui soddisfazione.

In questi tempi primordiali il dogado era stretto tra i due imperi, franco e bizantino, in persistente conflitto. Al tribuno Obelerio, eletto doge in solenne assemblea, fu affiancato il fratello Beato quale coreggente. All’inizio i due dogi assecondarono le vittorie dei franchi in Adriatico distruggendo la filogreca Eraclea, preparando una spedizione in Dalmazia e andando a rendere omaggio a Carlo Magno fin nella sua residenza di Deidenhofen-Thionville.
La riconquista bizantina li convinse presto a cambiare linea politica e a far atto di sottomissione all’imperatore d’Oriente; questo gesto valse a Obelerio la dignità di protospatario e a Beato, accolto a Constantinopoli con tutti gli onori, quella di ipato; per gratitudine la comunità aggiunse quale coreggente un terzo fratello, Valentino. Il voltafaccia non piacque ai franchi, che, comandati da re Pipino, organizzarono una spedizione punitiva in laguna: iniziativa fallita sia per la coraggiosa difesa dei veneziani (secondo la romanzesca Cronaca veneziana di Giovanni Diacono), sia ‒ e soprattutto ‒ per l’intervento della flotta orientale (secondo i contemporanei Annales regni Francorum). Obelerio e Beato si schierarono dunque al fianco dei vincitori nella speranza di conservare le loro posizioni di comando, ma senza successo; il primo fu consegnato ai bizantini e finì prigioniero a Costantinopoli, il secondo morì un anno dopo a Zara.

* Marin Sanudo, che vide la serie dei ritratti prima dell’incendio del 1577 ‒ come si è detto ‒, associa l’immagine a Beato (Muratori 1733, col. 450). Della stessa opinione Sansovino 1581, f. 215r. Il breve stesso si riferirebbe a una leggenda riguardante Beato; infatti Obelerio, invidioso della fortuna e della maggiore stima del popolo di cui godeva il fratello, avrebbe chiesto l’intervento delle milizie di Pipino.


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